Il prezzo di esserci sempre, e come evitare di pagarlo

Pubblicato il: 13 Ottobre 2021

Il nostro punto di vista

Se cerchiamo su Google influencer attacchi di ansia e panico troviamo veramente tanti articoli su cui – ve lo diciamo fuori dai denti – non ci siamo basati per scrivere questo pezzo. Perché non siamo psicologi e nemmeno vogliamo fingere di esserlo: non abbiamo la pretesa di affrontare l’argomento in modo scientifico, ma solo in qualità di profondi osservatori di ciò che succede in rete, com’è giusto che faccia un’agenzia di comunicazione.

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Confessioni che fanno riflettere

In questi giorni siamo rimasti colpiti dalle confessioni di professionisti molto popolari online, che giorno dopo giorno sono stati inghiottiti dall’ansia di dover mantenere sempre alti gli standard della loro creatività e presenza online.

Nell’arco di un mese abbiamo visto post sui social e ricevuto newsletter in cui queste persone ammettevano di essere scariche, demotivate e con grande bisogno di ritrovare loro stesse, cercando empatia e comprensione nella loro community. Tutto questo è successo nel mese di settembre, il secondo capodanno dell’anno in cui il cliché ci vuole tutti riposati, pieni di grinta e buoni propositi. Dei pozzi di idee ed energie.

Evidentemente non per tutti è così, e qualcuno ha il coraggio di ammettere il cosiddetto burnout da presenza online (o esaurimento nervoso).

Cosa possiamo fare noi che viviamo di comunicazione online, e la insegniamo pure

Non sappiamo se questa trasparenza sia effettivamente una buona idea; in fin dei conti potrebbe anche essere controproducente, perché non si sa mai se dall’altra parte c’è l’intelligenza emotiva necessaria per comprendere la debolezza di un professionista, abituati come siamo a spingere l’acceleratore sui punti di forza. Non vogliamo sbilanciarci nel dire che anche noi seguiremmo l’esempio di queste persone, però la questione ci ha davvero fatto riflettere, anche perché noi teniamo corsi in cui insegniamo a professionisti e imprenditori come muoversi sui social, e online in generale.

Cosa possiamo fare per disincentivare l’ossessione per la performance?
Siamo i primi a dire che online ci vuole presenza e costanza, ma c’è un modo per non farsi inghiottire?

Non è facile rispondere, soprattutto se davanti abbiamo aziende che riescono a farsi conoscere e a vendere proprio nella misura in cui riescono ad essere presenti online.

Quello che ad ora ci sentiamo di dire è che, se lavoriamo sull’organizzazione e pianificazione delle attività, possiamo inseguire tutte le ambizioni che abbiamo restando lucidi e oggettivi, senza strafare. Possiamo tracciare una linea netta tra vita lavorativa e vita privata, chiamando “privato” tutto ciò che resta chiuso al pubblico.

Un’altra operazione attuabile a monte è l’attribuzione di un valore numerico alla crescita a cui aspiriamo. Questo ci permette di sapere già in anticipo quali interventi dobbiamo fare per non diventare matti.

Esempio: se voglio che il mio account passi da 1.000 a 3.000 follower in X mesi, magari avrò bisogno di fare qualche campagna pubblicitaria, perché con la sola pubblicazione di post organici, anche impegnandomi, non ce la posso fare a raggiungere in tempo il mio traguardo.

Usate i numeri per decifrare i vostri sogni.
Datevi delle scadenze umane, organizzate il lavoro in modo da scandire bene i tempi delle vostre giornate. È giustissimo puntare sulla costanza, intendendola come una promessa mantenuta nei confronti del pubblico – una promessa (1, 2, 3, 4,…post, email, articoli alla settimana?) che però decidete voi.

E poi, ricordate che la presenza online a fini di marketing È un lavoro e come tale va trattato.
Noi, dal canto nostro, faremo tutto il possibile per farlo presente a chiunque frequenti i nostri corsi, perché crediamo fermamente nel potere dell’organizzazione del proprio lavoro, che applichiamo in prima persona.

Per rinfoltire i nostri pensieri su questa frenesia del mondo online, abbiamo voluto chiedere l’opinione della psicologa Marta Vidoz.

Marta, ti sei mai imbattuta in temi legati al burnout da presenza online? Cosa pensi al riguardo?

“La tecnologia ha aperto le porte ad un nuovo modo di interagire che passa attraverso la mediazione del computer o del telefono, strumenti che rendono tutto più veloce, ma anche più costruito e “rimuginato”. Anche online subentra la paura di non piacere e la sensazione di non essere all’altezza, che sono alcuni dei sintomi manifestati da chi soffre di ansia sociale. L’importante, per chi lavora nel mondo online, è conoscere i rischi e prevenire questi trabocchetti che il web tende alle nostre menti. *





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