Parole da riconquistare

Aggiornato il: 10 Gennaio 2024

Pubblicato il: 11 Marzo 2022

Le parole sono per noi un importante strumento di lavoro, perciò le conosciamo molto bene. Sappiamo quanto il linguaggio possa condizionarci; lavora in sordina creando in noi delle linee di pensiero che diventano linee di azione nel nostro quotidiano. Sembra etereo, ma in realtà la sua azione è incredibilmente concreta.

Le parole caratterizzano la nostra vita e il modo che abbiamo di percepire cose, persone e situazioni, arricchendo il nostro modo di esprimerci e di stare al mondo.
Al tempo stesso, però, possono impoverirsi e svuotarsi di significato se vengono utilizzate per confezionare concetti torbidi e frasi fatte che servono solo a rendere ambigua la realtà.
La colpa di questo è un po’ di tutti, ma c’è chi ha delle responsabilità maggiori: pubblicità, social media, giornali, retoriche aziendali, giusto per fare qualche esempio.
E noi non siamo i soli a notare questo fenomeno.

Paolo Iabichino scrive in un suo post LinkedIn:

“Avevamo già perso la parola amicizia cedendola a Facebook. Per qualche anno la felicità è stata appannaggio di Coca Cola e non è più tornata indietro.Innovazione e qualità erano perse da tempo e se ne sono perse le tracce.

Probabilmente nelle prossime settimane perderemo anche solidarietà, inclusione e diversità. Ché a desemantizzare siamo bravissimi quando surfiamo l’onda degli hype.

La verità è andata da un pezzo e purtroppo ci ha lasciato da pochissimo anche la parola libertà, sacrificata sugli altarini ipocritamente democratici di no-vax e alias.

Ho la sensazione che alcune parole finiscano per essere ridicolizzate e diventa poderoso lo sforzo per proteggerle, provando a scriverle ogni volta con dentro tutta la nobiltà di significato che si portano dietro.”
https://bit.ly/3I1tu9V

 

Il Post, invece, parla di linguaggio di plastica:

Uno dei tratti più deludenti e mediocri della scrittura giornalistica contemporanea prevalente è il suo uso di frasi fatte, espressioni meccaniche, formule vuote che l’autore usa come un fabbro usa una chiave del nove per un bullone del nove, senza nemmeno rivolgere più un pensiero alle parole che usa e ai loro significati (…)
https://bit.ly/3HUye0Q

Veniamo a noi

Nel momento in cui scriviamo questo articolo è Marzo 2022, con due anni di Covid alle spalle e un tremendo conflitto in atto, qualche paese più a Est dell’Italia. Gli animi sono scossi e desiderosi di informazioni, ma in tanti luoghi del web la comunicazione è letteralmente in saldo. Titoli con informazioni inesatte, frasi sensazionalistiche per acchiappare clic.

Così abbiamo pensato che forse è davvero arrivato il momento di fare quello che stiamo per fare (a cui pensiamo, per l’appunto, da due anni a questa parte).
Dopo aver visto tanti termini in svendita, abbiamo cominciato a stilare una lista di parole che vorremmo riconquistare e proteggere con le unghie e con i denti:

  • Amicizia, che possa essere quella vera tra esseri umani che condividono esperienze, non solo un follow su Instagram o Facebook
  • Accoglienza, che possa essere in primis l’apertura e l’ascolto di chi è diverso da noi
  • Resilienza, che possa essere la tempra che forgia la resistenza umana, non un’etichetta da sfoggiare a vuoto
  • Scoprire, che possa essere un vero percorso verso qualcosa di nuovo che arricchisce
  • Subito, che possa stare accanto agli imperativi “abbraccia”, “sii felice”, “rispetta” piuttosto che a “compra”, “iscriviti”, “firma”
  • Innovazione, che possa essere la ricerca di soluzioni diverse e di strade mai percorse, non il vecchio travestito da nuovo
  • Regalare, che possa essere prima di tutto il dono immateriale di una parte di noi
  • Speciale, che possa essere l’aggettivo che scende in campo quando qualcosa, qualunque cosa, ci fa battere il cuore
  • Svolta, che possa essere l’enzima di un cambiamento profondo, non un’illusione superficiale
  • Definitivo, che possa essere usato al negativo, perché, porca miseria, nulla è definitivo. Nessuna guida, prodotto o servizio può esserlo, altrimenti il mondo si fermerebbe.

To be continued 🙂





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